Parent Training

I genitori vengono sottoposti ad un vero e proprio allenamento alla genitorialità.

L’idea che frequentemente accompagna i genitori che arrivano al mio studio è che “il problema presentato dal bambino appartiene soltanto a lui”, descrivendo il suo modo di relazionarsi come qualcosa lontano dalle regole sulle quali si basa la loro vita familiare.  

E se fosse veramente così, come mai la ricerca scientifica è riuscita a dimostrare che gli stili genitoriali possono determinare il manifestarsi di comportamenti problematici nel bambino?

La risposta sembrerebbe scontata e quasi banale, ovvero perché “l’ambiente del bambino influenza il bambino stesso”.

Il parenting, quindi, cioè l’insieme dei comportamenti che ogni genitore mette in atto nella relazione con il figlio non solo potrebbero determinare la sofferenza espressa da quest’ultimo, ma addirittura svolgere un ruolo centrale nel mantenimento dei comportamenti problematici.

Ovviamente i genitori agiscono in buona fede, non hanno come obiettivo quello di generare malessere nel figlio.

Frequentemente, però, nel lavoro clinico si osserva come le figure genitoriali tendono a riproporre nella relazione con il figlio comportamenti e credenze apprese nella propria storia familiare.

Uno stile genitoriale problematico può manifestarsi con diverse modalità:

  • Comportamenti genitoriali basati su un eccessivo controllo e intrusività nella vita del figlio sia dal punto di vista comportamentale e sia da quello psicologico;
  • Comportamenti che inducono il figlio a provare colpa;
  • Comportamenti di eccessiva o scarsa disciplina.

Lo stile di parenting più funzionale è quello positivo, nel quale il genitore non solo riesce a sintonizzarsi con i desideri e le richieste del bambino, ma promuove l’autonomia, la capacità di regolare le proprie emozioni e l’assertività.

Il bambino è inserito in un sistema familiare complesso. Per tale ragione risulterebbe molto limitante concentrare l’analisi e il lavoro clinico soltanto sul comportamento manifesto.

A tal proposito negli anni si è visto come sia importante coinvolgere i genitori nel percorso di psicoterapia del minore, strutturando quindi interventi di PARENT TRAINING (P.T.).

Il Parent Training è un programma che si è diffuso intorno agli anni Sessanta del XX secolo e ha come obiettivo quello di coinvolgere i genitori nel processo educativo, riabilitativo e psicoterapeutico del figlio, al fine di promuovere una migliore riuscita della terapia.

L’intervento, permette non solo di modificare i “comportamenti problema” del bambino, ma coinvolgendo i genitori nel processo psicoterapeutico, vengono insegnate loro delle abilità utili a gestire in maniera efficace le situazioni familiari problematiche e ad acquisire un atteggiamento orientato al problem-solving.

Il P.T. ha come obiettivo fondamentale quello di rendere i genitori capaci di operare un cambiamento in maniera attiva nella vita del figlio.

A tal fine, vengono loro insegnate sia strategie funzionali e sia abilità per supportare e incoraggiare il figlio nei momenti in cui agisce in maniera efficace.

Com’è strutturato il programma di parent training?

Il Parent Training da me proposto, consiste in un percorso versatile, che si adatta alla richieste e alle problematiche di ogni singola famiglia.

L’intervento mantiene sempre i principi teorici della Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI), ma il lavoro viene adattato ai bisogni specifici della famiglia e del bambino, al tipo di stile genitoriale e all’ambiente di riferimento.

La fase iniziale viene dedicata alla “valutazione del caso”, quindi avviene la raccolta delle informazioni necessarie a strutturare un lavoro più mirato possibile. Per fare questo mi avvalgo di una serie di strumenti clinici: il colloquio clinico, la somministrazione di questionari e d’ interviste standardizzate che vengono compilate sia dai genitori che dal bambino, mi permettono un migliore inquadramento del caso.

Questa parte del lavoro è fondamentale per la buona riuscita della terapia, poiché non solo mi aiuta a comprendere il problema, ma soprattutto ad individuare quali sono i processi che mantengono i sintomi, a riconoscere limiti e risorse familiari, a inquadrare lo stile genitoriale di entrambi i genitori e infine a ricostruire la loro storia personale e il loro stile cognitivo, ovvero le credenze che gli appartengono.

Attraverso i racconti dei genitori su episodi specifici cerco di ricostruire lo stile genitoriale e il comportamento problema espresso dal bambino.

Partendo, quindi, dall’esperienza di vita quotidiana è possibile riconoscere i meccanismi che rinforzano le abitudini alla base del comportamento disfunzionale, per poi condividere strategie per modificarlo.

Ricordo sempre che il mio ruolo non è quello di decidere se sono dei bravi genitori o genitori sbagliati, come spesso si descrivono loro stessi.

Il mio compito è quello di aiutarli a riconoscere e modificare degli atteggiamenti che automaticamente mettono in atto nella relazione con il figlio.

Durante il Parent Training fornisco delle strategie che variano in base alle esigenze del caso. Ad esempio tecniche come le ricompense, le gratificazioni e i premi motivano il bambino a mettere in atto il comportamento desiderato. Altre come la perdita di privilegi aiutano a ridurre i comportamenti negativi.

Essi attraverso l’allenamento genitoriale, riescono a ignorare i comportamenti negativi e provocatori del figlio e a rinforzare quelli positivi, improntando una relazione basata su una comunicazione efficace: poche regole, chiare e semplici e routine stabili.

Il bambino, osservando le risposte dei genitori ai suoi comportamenti, comprenderà quali siano i comportamenti da mantenere e quelli da evitare, imparando ad autoregolare le proprie emozioni.

Gli obiettivi principali del Parent Training sono:

  1. Individuare e condividere con i genitori i comportamenti disfunzionali del figlio;
  2. Aiutare i genitori ad acquisire consapevolezza di tali comportamenti e compiere un lavoro di modifica dei pensieri disfunzionali sulla problematica del figlio;
  3. Allenare i genitori a riconoscere i comportamenti problematici del bambino al fine di ridurli;
  4. Aumentare la messa in atto di comportamenti positivi e strutturare uno stile comunicazione efficace;
  5. Impostare un sistemi di regole chiare e una routine stabile per il bambino;

DOTT. RITA SARA PUGLISI PSICOLOGA

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